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Ecco lo strudel: il dolce dalla sfoglia sottile come una lettera d’amore💌

Chissà se quando la scrittrice inglese Jane Austen nel 1815 scriveva che «Delle buone torte di mele sono una parte considerevole della nostra felicità domestica», aveva in mente, fra le altre cose, anche lo strudel di mele? 

Il dolce tipico del Sud Tirolo fatto di pasta arrotolata e ripiena di mele, pinoli e uvetta è diventato presto uno dei dessert più amati della tradizione italiana, apprezzato sia nelle sue versioni zuccherose che salate. 

 

La storia dello strudel è antichissima: le prime ricette risalgono addirittura al VIII secolo a.C, al tempo degli Assiri, e poi simili dolci si ritrovano anche nell’antica Grecia del III secolo a.C. 

Non tutti sanno che con l’apertura del commercio verso l’Oriente, la conosciuta “via della seta”, la ricetta ha avuto un’ampia diffusione tanto da modificare l’originale e affermarsi in tante sue varianti: fra queste anche la baklava, il dessert sfogliato originario della Turchia. Il dolce ottomano poi arrivò in Europa solo nel 1526 grazie al sultano Solimano il Magnifico, con la conquista dell’Ungheria. 

 

Il termine “strudel” deriva direttamente dall’antico tedesco e significa letteralmente “vortice”: il nome si richiama alla forma arrotolata del dolce. Si racconta che, quando il dolce nacque, l’antica cultura popolare dichiarava che la sfoglia per prepararlo era ottima solamente se fosse stata talmente tanto sottile da poterci leggere in trasparenza una lettera d’amore. 

 

Chi inserì le mele nell’impasto? Il sapore aspro delle mele, in netto contrasto con lo zucchero della sfoglia, fu introdotto nella versione ungherese dello strudel per poi estendersi anche nelle altre varianti. Il dolce arriva poi in Italia solamente nel 1699 quando l’Austria conquistò l’Ungheria e lo portò alla corte di Vienna e nei territori delle Tre Venezie. 

Oggi lo strudel è un dolce preparato nelle zone alpine dell’Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli Venezia-Giulia, ricche anche di coltivazioni di mele: recentemente il dessert ha ricevuto anche il riconoscimento P.A.T., che lo identifica come un prodotto agroalimentare italiano tradizionale e di eccellenza. 

 

Ogni luogo ha poi la sua ricetta tradizionale: dalla pasta frolla, pasta sfoglia o la pasta da strudel, molto più sottile e ideale per la consistenza della ricetta. E non solo le mele vengono utilizzate: ultimamente sono nate varianti con l’uso di pere, albicocche e frutti di bosco ma anche versioni salate con verdura, crauti o salumi. 

 

«Non vi sgomentate se questo dolce vi pare un intruglio nella sua composizione e se dopo cotto vi sembrerà qualche cosa di brutto come, ad esempio, un’enorme sanguisuga o un informe serpentaccio, perché poi al gusto vi piacerà». Così Pellegrino Artusi, scrittore e gastronomo, definisce nel 1895 nel suo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” questo dessert curioso, dalla forma e consistenza insolita con mele, uvetta, pinoli, una spolverata di pangrattato e cannella, zucchero, e, per i più audaci, anche un goccetto di rum! 

 

Anche SaiTè ha reso omaggio al re della pasticceria alpina con l’infuso Strudel di Mele, della collezione Bontà: con mela, rosa canina, uvetta di Corinto, mela cotogna, scorza di arancia, bastoncini di cannella, pezzi di limone, fiori di acacia e aromi naturali. Un modo per avere la dolcezza di questo dessert di montagna sempre nella nostra cucina. 

 

A cura di Anastasia Borra

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